Madonna di Corsignano

La Tradizione popolare
Donde sia pervenuta la miracolosa Icona della Madonna di Corsignano, non è facile, né agevole rispondere per la mancanza di fonti documentarie attendibili e certe. Per il momento, in attesa di fortuite scoperte e di coincidenze storiche, non possiamo che rimandare il Popolo fedele alla lettura di quanto Padre Errico Lotrofa, cappuccino da Noia, e il prof. Giuseppe de Ninno hanno voluto testimoniare nel secolo passato della Istoria di S. Maria di Corsignano.
Secondo i tradizionali Cenni Storici e le interessanti relazioni circa la Protettrice di Giovinazzo si vuole individuare nella persona del capitano Gereteo Alesbojsne, di nazionalità francese, il crociato che, sbarcato nel 1188 a Brindisi, giunse nell'antico Casale di Corsignano, in territorio di Giovinazzo.
Tale valoroso, forse in compagnia di altri crociati, sostò nel detto villaggio di campagna, perché abbisognevole di cure e di riposo dopo le sofferenze patite in Terra Santa e per il luogo e pericoloso viaggio.
La generosa gente "iuvenacina", di certo, dovette accogliere con amore il reduce di tante battaglie per la salvezza dei luoghi cristiani. La tradizione popolare ritiene che il detto capitano francese, in segno di stima e di tangibile riconoscenza verso coloro che lo avevano aiutato a riacquistare le forze, donò un Dipinto di Madonna con bambino preso dalla chiesa maggiore di Edessa.
Scrive Padre Errico: "Ellittica la forma del capo come agli orientali col tipo del Caucaso, pieno e robusto il volto, sapiente e maestoso lo sguardo. Il dipinto è sopra massiccio legno di cedro", albero della terra del Libano.
La leggenda afferma che il Quadro, della dimensione di m. 1x0,66, sia opera dell'evangelista S. Luca. Tralasciando l'autore della Sacra Icona, poiché di impossibile attribuzione, possiamo solo attestare che è fattura orientale e di antichissima data. Nei Cenni storici sul culto a Maria SS. di Corsignano, il compianto dott. Donato Maldarelli così descrive: "La Vergine di Corsignano con il Bambino stretto al seno è di un'intensa e profonda espressione religiosa. Gli occhi sono assai ovali e, il naso è prolungato.
Il volto è racchiuso in un'ellisse di grande semplicità cromatica, leggermente poggiato a sinistra, e ogni particolare concorre ad esprimere un sentimento di amore e di adorazione. La superficie, di semplice e stupenda tonalità, è tuttavia di colore bruno, ha leggere sfumature nei punti essenziali e qualche nota di colore che brilla sulle labbra, negli occhi ben delineati e sotto la curva dolcissima delle arcate sopracciliari. Il disegno puro, gloria della pittura bizantina, ci comunica il piacere spirituale di figure umane spoglie di ogni corporeo, trasformate in pure astrazioni figurative. Sono la grandiosa e la fede di questo periodo ha la virtù di trasfigurare la materia". A queste bellissime riflessioni nulla è lecito aggiungere da parte nostra. Da Padre Errico conosciamo, attraverso le sue note storiche, dei miracoli operati dal sacro Dipinto: la vista data alla cieca donzella, la guarigione dell'infermo, la sanità concessa alle due bambine scottate, la pioggia salutare al riarso terreno delle nostre sitibonde contrade.
Pii sentimenti provoca in noi questa antica tradizione, dei nostri padri accolta e gelosamente custodita nei cuori di noi giovinazzesi. Volutamente abbiamo omesso di indicare nomi e circostanze specifiche dalla leggenda riferiti e dalla fede secolare accettati, per non far sfumare nel dubbio storico ciò che di autentico e di religioso è ancora oggi vivo e intimamente avvertito nello spirito umano e nella intelligenza del nostro amato Popolo di Giovinazzo. Piuttosto è doveroso riflettere insieme sui limiti della tradizione e sulla sua veridicità, soprattutto se essa trova una luce inaspettata e tanto desiderata in un documento autentico.
Ci riferiamo con gioia e commozione alla edizione di una nota tergale preziosa, rinvenuta casualmente dal dott. Michele Bonserio nel 1988: "de duabus petiolis olivarum Sancte Marie de Cursiniano".
Il riferimento ai due piccoli oliveti di Santa Maria di Corsignano è stato possibile rilevarlo dalla pergamena n. 797, datata 2 aprile 1154, dell'Archivio Capitolare della Cattedrale, nella quale si conserva la memoria di un testamento redatto dal notaio Giovanni Muscati. Benedetto, figlio di Matteo, dona due piccoli oliveti, siti in loco Cursiniani, al diacono e primicerio Sifando, figlio di Leone, e al sacerdote Mattia, figlio di Maione, con l'onere della celebrazione di due messe cantate ogni settimana.
La importantissima nota tergale, della seconda metà del sec. XII, nel richiamare per la prima volta l'antico Casale col titolo e toponimo classico della SS. Vergine Maria di Corsignano, allontana di molto le congetture e i dubbi circa la provenienza della Sacra Icona e conferma, sia pure parziale, il periodo storico in cui la tradizione indica la probabile Sua presenza in mezzo ai diletti Figli di Giovinazzo.

Maria SS. di Corsignano, Patrona di Giovinazzo
La scarsità di fonti documentarie, determinata dalla scomparsa di molte e antiche pergamene dell'Archivio della Cattedrale, non permette di avere storicamente e cronologicamente notizie se non frammentarie e molto limitate a riguardo del culto verso la SS. Vergine di Corsignano.
La trascrizione di una pergamena, non più esistente in Cattedrale, datata 2 settembre 1295, Giovinazzo, ricorda la controversia sorta tra suora Caterina, badessa del monastero benedettino di S. Maria di Corsignano, e suor Cecilia, vicaria del monastero di S. Chiara di Giovinazzo.
La notizia non solo attesta l'esistenza nel sec. XIII di un monastero benedettino femminile extra moenia, ma conferma il classico toponimo di S. Maria di Corsignano, ove sorgeva il glorioso cenobio.
Purtroppo per ulteriori indicazioni storiche attendibili dobbiamo attingere dalla ricca biblioteca dei signori Volpicella, ora in deposito presso il grande Archivio di Stato di Napoli.
Difatti il prof. Giuseppe de Ninno dovette trascrivere integralmente un documento importantissimo del 1388, riguardante la elevazione di Santa Maria di Corsignano a Protettrice Principale di Giovinazzo.
Riportiamo per esteso il testo della traduzione dal latino:
"Nella terza domenica di agosto dell'anno 1388, riunendosi il Vescovo con le Autorità del Clero e dell'Università, è stato redatto dall'attuario (scrivano) Giovanni, figlio di Giovanni Iammato, un atto di aver vigore in perpetuo, perché si ottenga il perenne intervento della Beata Maria sempre Vergine presso Dio Onnipotente specialmente nei momenti religiosi critici; la stessa Beata Vergine con unanime approvazione e consenso di tutti, con voti e pianti dai suddetti Vescovo a Autorità dell'Università e del Clero, interpretando la volontà del popolo, è stata proclamata Patrona della città di Giovinazzo; inoltre è stata rafforzata la promessa del celebrante che, ogni anno, la domenica entro l'ottavo giorno dell'Assunzione della Madre di Dio, il popolo di Giovinazzo organizzi la solenne festa della stessa Madre di Dio, traslando in devota processione l'Immagine della SS. Vergine di Corsignano alla Chiesa Cattedrale, venerandoLa in questa per tre giorni, finché nella stessa città di Giovinazzo si costruisca il tempio della Beatissima Vergine e la stessa Immagine vi sia collocata."
Il 1388 rappresenta una data molto cara ai giovinazzesi, i quali per le grazie e i miracoli ottenuti dalla SS. Vergine di Corsignano intesero proclamarLa Protettrice Principale della città.
In questa fausta circostanza il Sacro Quadro fu processionalmente portato in città e fu deposto sull'altare maggiore della Chiesa Cattedrale. Era la terza domenica di agosto del 1388, quando il vescovo Nicola (1386-1390), il Clero, le Autorità e il Popolo ebbero l'onore di poter pregare e venerare la Madre Celeste con solennità propria e forte partecipazione.
Erano tempi difficili quelli del 1388!
Il popolo penitente accolse nelle mura cittadine la Madonna quasi a voler impetrare la pace e la serenità minacciate da lotte interne, da divisioni tra Popolo e Nobili e da gravi lacerazioni all'interno della stessa Chiesa Giovinazzese.
Ancora oggi, grande è la venerazione popolare verso la Madonna, alla quale ogni anno, la terza domenica di agosto, si offrono i segni più belli della Fede e del genuino Amore di coloro che rientrano nella nostra città per rivivere religiosamente e festosamente piccoli momenti di intimità e di gioiosa attesa ai piedi dell'Amatissima Protettrice. La nuova preziosa edicola di Maria SS. di Corsignano
Il 1897 sarà ricordato per la realizzazione dell'attuale e artistica Edicola della Madonna, fortemente voluta dall'intero Popolo giovinazzese.



Dal numero 8, anno IV, del mensile giovinazzese "Il Nuovo Tocco del Bombaun", pubblicato in agosto 1988, riportiamo una interessante nota dell'architetto Ettore Bernich.

L'EDICOLA DELLA MADONNA DI CORSIGNANO
Ettore Bernich, Napoli 1901
"Quando con lodevole pensiero la città propose di festeggiare con maggiore pompa il centenario della Vergine di Corsignano, che cadeva nel 1888, compiendo cinque secoli da che fu proclamata patrona di Giovinazzo, si pensò pure di rinnovare la cornice d'argento del quadro, la quale per il disegno suo barocco mal corrispondeva allo stile bizantino dell'immagine.
Da un'apposita commissione fu pensato di rivolgersi agli artisti più conosciuti per opere congeneri, onde avere il disegno di una cornice di stile medioevale, che per ricchezza e fattura fosse degna della venerata Madonna.
Vennero a tale oggetto raccolte oblazioni da ogni ceto di cittadini; ma allora non se ne fece nulla, essendo in quell'anno mancato il raccolto, e la popolazione trovandosi in disagio economico, ciò avvenne anche nei successivi.
Soltanto dieci anni dopo si poté festeggiare con pompa grandissima il centenario, compiendo allora 510 anni da che era stata proclamata la Madonna di Corsignano protettrice e patrona della devota città.
Una commissione di cui facevano parte cittadini di ogni ceto, nobili, professionisti, artigiani, contadini e specialmente marinai, con a capo il Sindaco e l'alto clero della Cattedrale compilò un programma di festeggiamenti; e si poté allora rinnovare la cornice, il cui disegno venne scelto ad unanimità da un'assemblea generale di cittadini tenuta nell'aula del Palazzo Comunale, il 1° maggio 1896.
Il disegno scelto fu quello che presentai in concorrenza con altri valorosi artisti. La cornice da me ideata è a foggia di un'edicola di stile romanico - pugliese della fine del secolo XII, e fu eseguita in argento vecchio con incrostazioni d'oro di diverse intonazioni, policromata di smalti e nielli.
Mi ispirai per i motivi architettonici e decorativi agli esempi splendidi della regione pugliese, sorti così belli nell'epoca normanno – sveva, ingegnandomi di dare all'opera una intonazione tutta regionale.
Il difficile lavoro venne affidato ad un bravo artista, scultore e incisore ed argentiere degno continuatore delle tradizioni del Cellini, come è il cav. Costantino Calvi di Roma, il quale adoperò tutta la sua valentia perché l'opera riuscisse come infatti riuscì. Egli tradusse il mio disegno in plastica, avendolo modellato tutto in cera colla collaborazione di alcuni valenti giovani formatisti nella scuola del museo artistico industriale di quella città, nel quale il Calvi è professore tra i quali mi piace rammentare il Tailetti romano. Lo scultore Eugenio Maccagnani di Lecce fu scelto da me per modellare i due angeli che sono sulle colonne, e gli altri che nella lunetta sorreggono la corona della Vergine, nonché i due alti leoni, e il mascherone dove sono collocate le lampade.
Il Maccagnani eseguì le due figure da rivaleggiare con quelle da lui modellate per il ciborio di metallo, che il valentissimo mio amico architetto conte Sacconi disegnò da pari suo pel santuario della Madonna di Loreto. Feci il disegno dell'edicola per la Madonna di Corsignano dietro preghiera di alcuni signori e patrizi di Giovinazzo, componenti la commissione esecutiva per i festeggiamenti del centenario; tra i quali mi piace ricordare l'egregio sindaco Marziani, il cav. Palombella, il cav. Daconto e il sig. Fanelli. Questi due ultimi gentiluomini furono incaricati della sorveglianza del lavoro e più volte si portarono a Roma nello studio del Calvi. L'argento e l'oro per più decine di chili vennero ricavati in parte fondendo il metallo della vecchia cornice, in parte comperandoli. Anche i gioielli e le pietre preziose di cui era adornata la Vergine, vennero ricollocati con arte come si trovano. Quelli specialmente di buona fattura e che per essere antichi erano più pregevoli, volli che venissero posti attorno al diadema della Madonna che viene dagli angeli sorretto, disegnato in stile bizantino.
Quanto al basamento su cui deve essere posta l'edicola quando è portata processionalmente per Giovinazzo, lo feci eseguire di legno da artisti locali, servendomi degli alunni intagliatori dell'orfanotrofio provinciale di cui era allora presidente il cav. Palombella. L'artista che presiedé a questo lavoro fu il Pagliara di Napoli, allora maestro d'intaglio nell'ospizio. Gli smalti e le dorature vennero fatti da artisti baresi.
La cittadinanza di Giovinazzo restò soddisfatta dell'opera, tanto che il Consiglio Comunale ad unanimità nella tornata del 4 ottobre 1897, decretava la cittadinanza onoraria all'architetto ed un encomio allo scultore, signor cav. Costantino Calvi."

INNO A MARIA SS.MA DI CORSIGNANO
1. O Maria di Corsignano, la protettrice di Giovinazzo.
Rit.: Alzando gli occhi e mirando una stella Maria di Corsignano quanto sei bella.
2. O Maria, vergine e bella, dei nostri cuori tu sei la stella. Rit.
3. O Maria di Corsignano, sei l'avvocata dei marinai. Rit.
4. Quando suona la tua campana ad ogni tempesta viene la calma. Rit.
5. La riconoscenza dei tuoi devoti è visitare la nostra Regina. Rit.
6. Il tuo quadro miracoloso fece grazie alla cieca donzella. Rit.

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