Monastero Benedettine

Rasentando le mura, su via S. Domenico Maggiore, troviamo sulla nostra sinistra la grande fabbrica del monastero delle Benedettine, addossato alla chiesa di S. Giovanni Battista. Sorto nella prima metà del XII secolo, scompare come istituzione religiosa sul finire dell'ottocento. Dopo una serie di passaggi da un privato all'altro il Comune, subentrato come proprietario, lo adibì per metà a carcere civile e per l'altra a scuole pubbliche. Finestre tompagnate del cinquecento si possono vedere dalla parte del mare e di più antico l'epigrafe, all'interno del portone in fondo, con il nome della badessa Margherita che il 1266 provvide al restauro del monastero. Questo era dotato di un piccolo chiostro che si intravede attraverso il finestrino all'interno. La via S. Domenico Maggiore deve derivare il nome da un certo Messer Major che avrebbe fatto erigere il monastero che seppelliva tante figlie di famiglie facoltose e nobili, soprattutto primogenite perché venisse salvaguardato l'asse ereditario per i figli maschi. Questi i frutti dell'iniqua Legge del maggiorlascato, che affliggeva la società del medioevo. Il poeta B. Lupis di Giovinazzo ha composto un sonetto, quasi una invettiva contro chi avrebbe inventato l'istituzione delle Suore di Clausura.
Originariamente era addossato alle mura, in seguito, per ragioni di sicurezza contro i terrificanti attacchi dei pirati e, dei Turchi e degli altri nemici della terra ferma, venne arrestato. In questo sito preesisteva l'antica Chiesa di Ognissanti.
Prendendo per la stradina che corre tra la casa Severo Vernice e Palazzo Lupis, si esce nel piazzale delle Benedettine.

Attualmente il monastero è in fase di ristrutturazione.

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